Bellator – E’ arrivato il momento di Carlo Pedersoli Jr.
I fans italiani delle MMA attendevano l’annuncio da tempo, per la precisione dal 5 agosto scorso quando venne annunciata la sua firma con Bellator. E oggi da Los Angeles è arrivato il comunicato ufficiale: Carlo “Semento” Perdersoli esordirà nella promotion di Scott Coker il prossimo 21 febbraio. L’evento sarà “BELLATOR 239: RUTH VS. AMOSOV” e si terrà al WinStar World Casino di Thackerville in Oklahoma. L’avversario sarà l’americano Mark Lemminger che ad oggi vanta un record di 11-1 con 7 vittorie prima del limite da pro e di 5-0 (3 prima del limite) da dilettante. Arriva da 3 vittorie consecutive. È stato campione Chosen Few FC, ha vinto il co-main event di Legacy Fighting Alliance 70 ed ha conquistato il titolo Final Fight Championship a FFC 40 lo scorso settembre.
Gli altri match annunciati nella card per ora sono Brandon Girtz Vs Myles Jury e Cris Lencioni Vs Salim Mukhidinov.
Noto ad inizio carriera più per essere il nipote del mitico Bud Spencer (fatto di cui peraltro va molto orgoglioso) nel tempo l’atleta romano si è guadagnato una meritata fama come fighter internazionale di MMA. Ad oggi il suo record è di 11-3 con 3 vittorie per Ko e 4 per finalizzazione. Alle MMA è arrivato quasi per caso. Dopo aver praticato da bambino varie arti marziali da adolescente è passato al football americano con notevoli risultati. Con la maglia dei Grizzlies Roma ha infatti vinto a 19 anni il campionato di seconda divisione nel 2012 strappando anche una convocazione in nazionale. In quello stesso anno però ha iniziato a praticare anche le MMA vincendo subito, nonostante la breve preparazione, la Coppa Italia dilettanti. Il risultato lo ha indotto a lasciare la palla ovale per dedicarsi a tempo pieno al fighting. L’esordio da professionista è stato nel maggio 2014. In un anno Carlo ha vinto tre match venendo chiamato a combattere in Giappone contro il veterano atleta di casa Yuki Okano che all’epoca aveva un record di 10-8-1, sei volte tanto i match dell’atleta romano. L’incontro si chiuse con una vittoria del nipponico ma con verdetto non unanime. Carlo comunque entusiasmò l’esigente pubblico locale e si guadagnò il soprannome di “Semento” (storpiatura della parola italiana cemento).
Dopo l’avventura in Oriente ha poi cumulato 6 vittorie consecutive in 2 anni che gli sono valse una chiamata dalla promotion britannica Cage Warrior. La proposta era per un match davvero difficile: combattere con solo 2 settimane di preparazione contro l’ex UFC Nicolas Dalby. Pedersoli jr. accettò lo stesso e vinse l’incontro ai punti.
Quella di accettare match all’ultimo momento è una caratteristica che contraddistingue il fighter capitolino. Un mese dopo la vittoria contro Darby è infatti entrato nuovamente nella gabbia e quella volta il preavviso è stato solo di una settimana. Come se già non bastasse l’incontro era il suo debutto in UFC a Liverpool contro l’inglese Bradley Scott che era al suo ottavo match nella promotion. Roba da far tremare i polsi ma non a Carlo che ottenne una nuova vittoria ai punti.
Il “premio” degli organizzatori è stata però una nuova chiamata dell’ultim’ora, la terza consecutiva, al posto di Neil Magny contro il brasiliano Alex Oliveira (14° nel ranking UFC) nel co-main event di UFC Fight Night 137 Sao Paulo. Match estremamente difficile, “Cowboy” non era infatti solo l’atleta di casa. Aveva un record di 19-5-1 (2 NC) con 8 vittorie in UFC, 6 delle quali prima del limite, l’ultima per finalizzazione contro l’ex campione ad interim della promotion Carlos Condit. Pedersoli quella volta non riuscì a bissare i successi dei precedenti match e perse per Ko. L’ultimo incontro è stato invece a Praga contro l’americano Dwight Grant. Carlo ha dominato il primo round ma a pochi secondi dalla fine della ripresa è stato atterrato da un pugno dello statunitense che ha iniziato a colpirlo in ground and pound. L’arbitro Marc Goddard ha stoppato il match ad 1 solo secondo dalla sirena. Una decisione contestatissima dal nostro connazionale che sicuramente il prossimo 21 febbraio vorrà dimostrare agli americani che si sono sbagliati su di lui.
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