La boxe contro il degrado sociale: da un’idea di Federica Guglielmini e scritto con Dome Bulfaro nascono “I Colpitori”
«Io sono la specie, la sua furia, è ora di restituire in anni o in millisecondi i pugni che ci hanno svegliato». Sono i versi di Federica Guglielmini ad aprire il Manifesto dei colpitori, un progetto laico e apolitico nato da un’idea della stessa Guglielmini, scrittrice e pugile, già coautrice nel 2022 del libro A corta distanza, e scritto assieme a Dome Bulfaro, performer, poeta e tra i maggiori divulgatori in Italia della poesiaterapia.
L’esigenza di dare vita al Manifesto dei colpitori nasce dalla necessità di elevare la vita da quel degrado sociale che, oggi più che mai, dilaga all’interno della società, in sinergia con quei meravigliosi valori che solo il pugilato può trasmettere. Per anni, infatti, la boxe è stata vista come attività brutale, violenta e priva di ogni raziocinio, ignorandone totalmente gli aspetti formativi, educativi e salvifici che, invece, è in grado di donare. Muhammad Alì diceva “Dentro un ring o fuori, non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra”. Il pugilato, quindi, come guida per le nuove generazioni e metafora di vita.
In costante crescita, il Manifesto dei colpitori punta a risvegliare le coscenze popolari attraverso il coinvolgimento nel progetto di palestre, insegnanti, formatori, coach, psicologi, professionisti e artisti, ponendo il ring al centro della vita, e valorizzandolo come ruolo di riflessione.
Il Manifesto in versione integrale:
Io sono la mia specie,
la sua furia,
è ora di restituire
in anni o in millisecondi
i pugni che ci hanno svegliato
Federica Guglielmini
1- Difendiamo e colpiamo!
Nasciamo come forma di difesa in reazione a questa società liquefatta a cui serve tracciare nella terra i propri ring. Ci ribelliamo al degrado sociale, culturale e umano, a cui assistiamo e siamo sottoposti. Mai saremo schiavi degli algoritmi. Useremo il pregiudizio, il prevedibile e il pre-stante come nostro sacco. La macchina veloce, senza freni, tritacarne, propria di questa epoca, va sfidata, portata sul quadrato e battuta per KO!
2- Difendiamo e colpiamo!
Alziamo la guardia e la voce decisi ad aprire un varco nell’arrocco di un’idea di letteratura a fine carriera. Una poesia o un’opera d’arte, come un libro o un quadro, altro non sono che un ring sul quale salire, entrare e mostrarsi nudi fino al midollo, celebrando e proteggendo nel corpo a corpo ciò che vuole restare e non svanire, senza il timore di svanire se nulla vale la pena che resti.
3- Difendiamo e colpiamo!
Noi abbiamo fatto nostro il sudore e la miniera del pugile, la sua capacità di “coltivare il dolore a favore di un progetto di vita” (Oates). La preparazione, l’iniziazione e l’ascesi del boxeur, rappresentano il nostro codice etico e pedagogico alla formazione e all’educazione dei giovani, oggi come tutti noi troppe volte manipolati da una tecnologia sempre più disumanizzante.
4- Difendiamo e colpiamo!
Per elevarci anche quando ci abbassiamo e schiviamo, per avanzare anche quando indietreggiamo, per trovare la forza proprio quando crediamo di non averne più, con la volontà di portare tutte le linee dei nostri colpi oltre ogni confine dell’essere.
5- Difendiamo e colpiamo!
Ogni volta che il luogo comune tramanda stereotipi, allatta la mediocrità, contagia il sapere. Noi difendiamo il luogo comune solo se si fa luogo costruttore di comunità di essere umani che sanno fare quadrato. Il pugno e il pugile sono la nostra metafora: nel pugno stringiamo ideali, nel pugile riconosciamo la koinè, l’archetipo. La sua antica sapienza nel canalizzare l’energia emotiva grezza in un gesto atletico ed estetico, ci mostra quanto il pugile possa essere assurto a modello che ci sprona a ridestare quel pugile che abita in tutti noi.
6- Difendiamo e colpiamo!
L’incontro con il pugile interiore, il suo processo nobilitante, ci riscaldano il pensiero, gli animi, l’arte e l’impegno per questa impresa. Il cammino evolutivo del pugile è cultura dell’uomo che sa vincere, sa perdere e a conclusione di ogni incontro sa abbracciare l’altro, suo sfidante senza il quale sarebbe impossibile combattere i propri limiti. I limiti della metafora del pugile e del pugilato ci insegnano a guardarci anche alle spalle per incontrare tutte le nostre ombre.
7- Difendiamo e colpiamo!
Vogliamo stare all’angolo del nostro tempo e non soltanto al centro, al pari del right man, il medico che sa vedere le ferite più difficili da curare: quelle che non si vedono; come i maestri delle palestre-gymnasium di periferia, che sanno operare come chirurghi a cuore aperto sulle ferite delle città; che sanno insegnare come fendere per ricucire, come rinunciare per ottenere, come proteggersi per non cadere, come rialzarsi quando si cade e si va al tappeto.
8- Difendiamo e colpiamo!
Come un pugile e il suo gancio! Eroico e impavido in grado di sovvertire ogni pronostico, per interrogarci ancora una volta su chi siamo, dove andiamo e cosa lasceremo. Siamo alle corde, dove gli uomini e le donne rinascono.
9- Difendiamo e colpiamo!
E sempre una questione di tempo: alla letteratura e alle arti le loro cinture e cicatrici. Siamo pronti a ogni combinazione, tenendo unito il sacro col profano, l’alto e il basso, perché senza il gioco di piedi e gambe, le braccia non potrebbero colpire con la massima forza-potenza; a nulla servirebbero forza e potenza se non si usasse la testa; nulla potrebbe la testa senza cuore e consapevolezza.
10- Difendiamo e colpiamo!
Questo manifesto è un conteggio arbitrale, per noi, per voi! Ogni punto è un secondo scoccato dalle nostre dieci dita. Fuori i secondi, dunque, è tempo che ogni generazione salga sul ring con coraggio, è tempo che la campana della ri-evoluzione culturale suoni. Che l’incontro abbia inizio.
Siamo colpitori
siamo pugili
siamo poeti
siamo artisti
siamo docenti
siamo discenti
siamo pedagoghi
siamo umani.
Siamo Dome “keating” Bulfaro e Federica Guglielmini scrittori di questo manifesto e i firmatari:
Renato “chirurgo” De Donato
Riccardo Mauri
Mario Ireneo Sturla
Mauro Cicarè
Michele Carrieri