Feuei Tola presenterà le sue nuove opere nel corso del 18° Photofestival
La talentuosa artista italiana Feuei Tola esporrà le sue nuove opere alla diciottesima edizione del Photofestival che avrà luogo nelle province di Milano, Monza, Lecco e Bergamo dal 15 settembre al 31 ottobre. Il Photofestival è la più importante rassegna milanese di fotografia d’autore. Il tema scelto dagli organizzatori per questa edizione del Photofestival è ‘Aprirsi al mondo, la fotografia come impegno civile’.
Feuei Tola presenterà una serie di opere da lei definite ‘Radiografiche introspettive’ dal 2 all’8 ottobre presso la sala dell’Imperatore al Castello Mediceo di Melegnano. La presentazione è prevista per il 2 ottobre alle 18.00. L’ingresso è gratuito.
Feuei Tola ha lavorato su delle autentiche radiografie invece che sulla tela come abitualmente si fa. Feuei si caratterizza per la ricerca di supporti o di argomenti che non sono comuni alla maggior parte degli artisti. Qualche anno fa, ad esempio, ha realizzato una mostra in cui l’argomento era il pugilato producendo sculture e ritratti di atleti, di guantoni e di altro materiale inerente al mondo del pugilato, un mondo ritratto in decine di indimenticabili film (alcuni sono dei capolavori della cinematografia mondiale ed hanno vinto il premio Oscar), ma non una fonte di ispirazione comune per gli artisti italiani. Infatti, in Italia, il pugilato non è considerato uno sport di prima fascia. Feuei Tola ama sperimentare nuove tecniche di lavoro, trattare argomenti che non godono di grandissima popolarità, le interessa esprimere la propria arte attraverso la pittura, la scultura e la fotografia. E’ un’artista completa che non si pone limiti, che può sorprendere il pubblico producendo qualcosa di unico ed emozionante.
Feuei, come ti definisci?
“Un’artista votata a vari modi di fare arte: pittura, scultura, fotografia e performance senza trascurare gli aspetti tecnici. Sono interessata a una molteplicità di modi di fare arte, con vari approcci tecnici, senza trascurare lo studio delle scienze dell’uomo, in particolare l’antropologia, la psicologia e la sociologia. Mi piace anche la letteratura”.
Cosa intendi per performance?
“Performance è un termine generico che significa produrre un’ azione. Un attore che recita una parte produce una performance. Un cantante sul palco mentre fa il suo spettacolo produce una performance. Un atleta che corre i cento metri o combatte sul ring produce una performance. Anche la lettura di un testo ad un evento culturale è una performance. Nel mio caso, la performance è qualcosa che faccio per rendere più completa e più comprensibile una mostra. Faccio due esempi: nel 2013 sono stata a Cala Bianca, in Sicilia, e mi sono tuffata in acqua per replicare il rito del battesimo. Un operatore con una telecamera subacquea mi ha ripreso ed ho mostrato il video nel corso di un mio evento. Avrei potuto farlo anche dal vivo durante la mostra, immergendomi in una vasca trasparente, come faceva il grande escapologo ed illusionista Henry Houdini. Il titolo che ho scelto per quella performance è Bethany perché la Betania è il luogo oltre il Giordano in cui è stato battezzato Gesù. Un’altra performance l’ho realizzata pochi mesi fa nel mio studio insieme al sassofonista Germano Zenga. Ho scelto il titolo Attenti agli ami per giocare con il doppio significato di quella parola che può indicare l’amore ma anche gli ami da pesca. Mentre Germano suona, entro in scena, apro una scatola contenente degli ami e li lancio contro le mie opere. Anche in questo caso, ho realizzato un video e lo trasmetterò durante le mie mostre. Anche in questo caso, la performance potrebbe essere eseguita dal vivo”.
Come ti è venuto in mente di lavorare con le radiografie?
“La prima volta che ho presentato delle installazioni con delle radiografie è stato nel 2001 in Spagna. L’idea mi è venuta subito dopo la caduta delle Torri Gemelle. I giornalisti spagnoli hanno definito queste opere ‘Un insieme di opere spettrali e fantasmagoriche che, attraverso le radiografie, fanno appello all’identità’ (da El Punt – Cultura e Spettacolo del 15/02/2022). Da tempo conservavo ogni radiografia possibile. Non immaginavo che un giorno avrebbero caratterizzato il mio linguaggio artistico. Le radiografie sono per me un mezzo per andare oltre il riconoscibile e il visibile, una forma di introspezione e di pensiero. Ho definito radiografiche le mie opere perché lavoro sulle radiografie, svolgendo un intervento grafico-pittorico e quindi modificando la natura ed il significato del supporto originale.”